La realizzazione della struttura, entro il 2026, permetterà di abbattere le spese per trasportare e smaltire altrove l’organico, con riduzione sulle bollette. Capace di ‘digerire’ 40.000 tonnellate di rifiuti all’anno
TERAMO – Come accadde nel 1987 per la nascita dell’inceneritore, che agli occhi della tecnologia di allora non era ancora l’ecomostro che conosciamo oggi, anche per la costruzione del biodigestore, Teramo capoluogo vive una svolta epocale. A differenza di quel rudere industriale, però, l’impianto proposto dal Comune al finanziamento del Pnrr e accolto con un sostegno di 28,1 milioni di euro, non solo ‘digerirà’ in loco la frazione umida (organico e verde) dei rifiuti della raccolta differenziata, senza dover portare fuori regione per il loro smaltimento (e pagare salato), ma quel che produrrà sarà riutilizzabile sotto forma di bio-combustibile per auto-trazione ed energia elettrica o termica.
Il Comune di Teramo, questa mattina, assieme ai vertici della Teramo Ambiente e con la partecipazione del presidente dell’Agir, Luca Zaccagnini, il presidente della Poliservice, Gabriele Rapali e il rappresentante del Mo.Te., è entrato nei dettagli del valore politico ed economico del grande risultato ottenuto con il finanziamento attribuito al progetto, che sarà pronto entro il 2026.
Un biodigestore è un impianto all’interno del quale avviene la ‘digestione’, in assenza di ossigeno (anaerobica), della parte organica dei rifiuti, attraverso l’azione di appositi batteri. Il prodotto finale di questo processo sono biogas e un residuo di ‘digestato’. L’impianto è compatibile con l’ambiente, con la ‘neutralità climatica’, coerente con la decarbonizzazione e l’economia circolare per la mobilità sostenibile. Dalla biodigestione si otterrà energia, si ridurranno le emissioni di CO2 e garantire il bio-combustibile per i veicoli pubblici, nonché alla flotta dei mezzi della Teramo Ambiente piuttosto del trasporto pubblico
La capacità dei biodigestore di Carapollo sarà di 35-40mila tonnellate all’anno di rifiuto organico della raccolta differenziata, ai quali possono essere aggiunti gli scarti dell’attività agricola. Questo permetterà una riduzione dei costi di trasporto e smaltimento dei rifiuti di circa 1,4 milioni di euro su scala provincia all’anno, con significativi effetti sulle bollette della Tari. Senza considerare che questa soluzione creerà posti di lavoro e permetterà di sostituire definitivamente e finalmente il vecchio inceneritore di Carapollo.